Notizie dalla Borsa di Milano - Google News

giovedì 13 maggio 2010

Sul crollo del 6 maggio...

Dopo averci fatto sorbire la balla del trader che digita un ordine di vendita di "Miliardi" al posto di "Milioni" (sulla mia schifida piattaforma sarebbe impossibile sbagliare e sulle piattaforme professionali può succedere? ne dubito...) ecco che arriva un'altra notizia, che questa volta coinvolge uno dei miei autori preferiti, il già citato Nicolas Nassim Taleb, autore dei libri "Giocati dal caso" e "Il cigno nero", dedicati al ruolo del caso e della sfiga nel trading.

Ecco qui l'articolo:

Usa: il crollo del 6 maggio innescato da hedge Universa (MF)

MILANO (MF-DJ)--Poco dopo le 14h15 (ora di New York) di giovedi' scorso,
nella sala della compravendita di opzioni di Chicago, l'hedge fund
Universa Investments punta forte, scommettendo che continuera' il brusco
calo delle azioni.

In una giornata qualsiasi, scrive MF, questo scambio di 50.000 opzioni
del valore di 7,5 milioni di dollari avrebbe influito brevemente sul
prezzo dei titoli, provocando poco piu' di una leggera increspatura
delle acque. Ma in una giornata in cui tutti i mercati finanziari erano
profondamente instabili, la puntata puo' aver inciso in maniera
significativa sul collasso dell'azionario, avvenuto appena venti minuti
piu' tardi. L'operazione di Universa, hedge fund di cui e' consulente
Nassim Taleb, l'autore di Il cigno nero: come l'improbabile governa la
nostra vita, ha spinto gli operatori dell'altro lato della transazione
(tra cui Barclays Capital) ad avviare le vendite per compensare i
rischi. Mentre il mercato crollava, e' probabile che questi ribassi
abbiano scatenato sempre piu' vendite "di copertura", creando uno tsunami.

L'ondata di vendite si e' propagata in un mercato gia' teso per la
situazione economica europea. Con l'incremento delle vendite, sembra che
una raffica di ordini abbia scombussolato il flusso di dati diretti alle
societa' di intermediazione, come Barclays Capital. La teoria prevalente
fra gli operatori e' che il fondo legato a Nassim Taleb abbia
contribuito a creare un momento "cigno nero", un evento raro e
imprevisto che puo' avere conseguenze devastanti. "Universa non puo'
aver provocato da sola il tracollo", sostiene Mark Spitznagel, fondatore
di Universa. "Il mercato aveva raggiunto un punto critico, il crollo era
dietro l'angolo". Barclays Capital non ha invece rilasciato
dichiarazioni. glm

lunedì 10 maggio 2010

Frittura di shorters...

Molto bene, a seguito del vertice-fiume dell'Ecofin tenutosi nel fine settimana, i risultati sui mercati non hanno tardato: il FTSE MIB chiude con un +11% (che io personalmente non ho mai visto in vita mia in borsa) con i titoli bancari (fra cui il mio caro Unicredit) a oltre +20%. Molto bene, visto che per filosofia di vita ormai io sono solo long e stralong.

Domani mi aspetto una giornata di storno e passione ma... cercheremo di resistere ancora. Chiuderò come al solito SOLO al raggiungimento del mio obbiettivo di profit (ebbene si, taglio i profitti e lascio correre le perdite).

Nel frattempo arrivano BELLE notizie dai mercati USA; dove affonda Moody's (-8% circa in questo momento) e McGraw Hill (proprietaria di Standard&Poors)... la Sec vuole fare il pelo e il contropelo alle società di rating per i loro comportamenti atti a turbare il mercato (o meglio, secondo me, ad approfittare di movimenti condizionati dalle loro notizie, visto che tutte queste agenzie di rating sono possedute da grandi banche d'affari, in evidente conflitto di interessi).

Che sia l'inizio di una nuova era nel trading? Non ci credo proprio ma restiamo a vedere.

Alla prossima!

giovedì 6 maggio 2010

E intanto si affonda...

Oggi i nostri titoli bancari hanno vissuto attimi di vero panico con Unicredito e Intesa San Paolo che hanno visto un passaggio da un modesto rosso a cali fino al 13%, per poi guadagnare qualche punto in asta di chiusura e chiudere a circa -7%.

Le cause scatenanti? Non si conoscono. Sebastiano Barisoni di Radio24 ha passato il pomeriggio a domandarsi affannosamente cosa mai potesse essere successo di così grave, sottintendendo grosse manovre speculative alla base di questi movimenti che hanno portato l'Italia ad essere il fanalino di coda delle borse europee.

Nel momento in cui scrivo anche DOW JONES e NASDAQ hanno fatto uno spike negativo, a mezz'ora circa dalla chiusura perdono oltre il 4% seguendo la nostra stranezza.

Tutto ciò nonostante queste DUE notizie:

“ITALIA, MOODY’S CONFERMA RATING SOVRANO STABILE, DICE NON E’ SOTTO OSSERVAZIONE”.
Reuters – 06/05/2010 18:04:34

e

Le banche tedesche e francesi
rischiano il contagio dei PIIGS
di Nicola Borzi


27 aprile 2010

La Germania e la Francia non hanno alcuna convenienza a restare alla finestra mentre la crisi finanziaria rischia di mandare in default la Grecia. Il sistema bancario tedesco infatti è esposto direttamente al debito dei PIIGS (l'acronimo – offensivo – che indica Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, i paesi a maggior rischio dell'eurozona) per una percentuale stimata tra il 20 e il 23% del Pil tedesco (che è stato pari a 2.496 miliardi di euro nel 2008), dunque tra i 500 e i 575 miliardi di euro circa, mentre quello francese è esposto addirittura per il 27 - 30% del Pil (1.950 miliardi di euro), quindi per 530-590 miliardi di euro.

Le stime emergono da un report del desk newyorkese di analisi dei mercati obbligazionari di Deutsche Bank. Il rapporto, intitolato "Il rischio di credito sovrano in Europa: una nuova fase della crisi finanziaria globale 2007-2010" è stato pubblicato a febbraio e alcune delle sue osservazioni (ad esempio quelle sul servizio del debito pubblico della Grecia) sono ormai datate, a causa dell'andamento dei mercati che hanno allargato a dismisura gli spread sugli interessi pagati dal debito pubblico greco. Altre, però, restano molto attuali. E allarmanti.

I timori sono accentuati dal rischio di contagio in caso di default di un paese membro dell'eurozona, rischio che secondo gli autori del rapporto è molto elevato anche a causa dell'esposizione incrociata tra gli stessi PIIGS. I legami finanziari tra i cinque paesi più esposti sono eccezionalmente alti: in Portogallo "valgono" il 24% del Pil (40 miliardi di euro circa), in Irlanda il 34% (oltre 60 miliardi di euro). Solo l'Italia fa eccezione con "appena" il 3% del Pil, che nel 2008 era stato di 1.572 miliardi di euro, dunque 47 miliardi di euro, collegato agli altri quattro PIGS.

La Grecia malato d'Europa
È vero che si tratta di un paese minuscolo, che incide per il 2,7% sul Pil dell'eurozona, ma il suo debito pubblico "pesa" per il 4% del totale dell'area euro. Atene, ricordano gli autori dello studio di Deutsche Bank, Tom Joyce e Stefan Auer, ha un serio problema di credibilità sui dati pubblici. Il deficit fiscale del governo di George Papandreou è il dilemma: è il più alto in Europa (rivisto al 13,6% nei giorni scorsi da Eurostat, contro il 12,7% stimato in precedenza) e si associa a un elevato deficit delle partite correnti (11,9%). Da febbre alta anche il rapporto debito/Pil che la Ue stima al 115,1%, tra i più alti dell'eurozona. Al contrario, le banche greche non sembrano soffrire di problemi di patrimonializzazione, grazie a una solida base di depositi e a una dipendenza ridotta dal mercato della liquidità della Banca centrale europea.

Il fatto è che i 240 miliardi di euro di debito pubblico sono molto esposti nel breve termine (nel solo 2010 ne scadranno una cinquantina, di cui 8,5 il 19 maggio). Il costo del debito, con gli spread ai massimi storici, è ormai insostenibile.

Ma sbaglierebbe chi nell'eurozona restasse alla finestra. Le banche europee, secondo gli analisti di DB, rappresentano infatti un canale di contagio "significativo" attraverso il quale un eventuale default di Atene potrebbe scatenare un effetto domino devastante prima all'interno dei PIIGS e poi nel resto dell'eurozona. La ridotta capacità del sistema immunitario delle banche europee è dovuta agli effetti debilitanti già subiti con la crisi finanziaria, che ne ha appesantito gli stati patrimoniali per l'aumento dei crediti a rischio e ne ha ridotto gli utili di conto economico aumentando i costi di funding e del capitale in generale.

A nessuno quindi converrebbe un peccato di omissione nei confronti di Atene. La Banca centrale europea lo sa, lo sanno anche gli analisti finanziari e lo sanno pure gli speculatori che stanno scommettendo sul piano di salvataggio. Qualcuno, come il ministro delle Finanze Giulio Tremonti lo ha ricordato ai colleghi di Berlino e di Parigi. Il problema è spiegarlo ai contribuenti. Ma la comunicazione dovrà essere fatta e in fretta. E questo è il dilemma di Angela Merkel: la scadenza del 19 maggio per la prossima asta di titoli di stato greci è sempre più vicina, ma prima ci sono le elezioni in Nord Reno - Vestfalia e il cancelliere non vuole perderle.

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Ma non sarà mica che Tremonti oggi volesse dire che la GERMANIA e la FRANCIA sono in serio rischio, anziché pensare che si trattasse dell'Italia?!?